CAHIER D’ÉCRIVAINE_ 2 Novembre 2025 _
Per qualche anno ho adottato l’usanza antica della Cena delle Anime, che avevo appreso in viaggio e mi sembrava un rito affascinante per accogliere le anime dei defunti cari ad una tavola imbandita in modo speciale e lasciata lì tutta la notte, per la loro visita. Quest’anno non ne ho voglia, sento il peso di troppe morti a me vicine. Il mio nuovo libro, Corpo conduttore, porta testi dedicati ad ognuno dei miei familiari già eterni. Quest’anno, ho curato piuttosto la visita al Verano, ieri mattina, in una splendida giornata di sole, a fare giardinaggio santo, salutando la pianta di aloe è l’unica non fatta sparire da mani profanatrici e mettendo a dimora una piantina potos e una di roselline rosse, di fronte alla tomba, che per fortuna è quella più vicina a terra nella parete di lastre di marmo. Ho portato vita vegetale, nutrita del mio Qi – la mia energia vitale – a colloquiare con le vite che sono lì solo ritualmente, sono ormai pura energia nell’ovunque.
E un testo inedito, che è quasi un testamento, una richiesta di fuoco e trasmutazione alchemica.
La lastra di marmo, dove il cognome
è inciso da generazioni, terrà
di me solo un’immagine stinta
Restituita dal fuoco alla materia
dei sogni, viaggerò – cenere leggera –
dove i sogni urgono davvero:
nelle sale d’aspetto di treni
e ospedali, nelle strade con le donne
che vendono l’anima, alle frontiere
ferite dal filo spinato. L’ultima
particella di cenere per il nido
dove la fenice cova la sua
prodigiosa muta palingenesi.
