“OGNI RESPIRO UN MONDO. Poesia”
(Edizioni La Vita Felice, Milano, novembre 2022)

Questo volume è composto  per la maggior parte da poesia che accade, quando e come vuole [«accade la poesia per pieni /e vuoti in bilico tra tecnica / e magia – téchne candomblé»] senza che io possa decidere di resistere all’impulso o al contrario di prolungarlo. Tuttavia, questa scrittura che accade non è in nessun modo un veicolo oracolare. Chi ha bisogno di Vati e Pizie?  Semplicemente, chi scrive riesce a volte a porsi nel suo centro energetico essenziale, a trasmettere questa energia vibrante alla parola e magari – sarebbe un grande onore –  a chi legge. Il respiro di ogni lettore può aggiungere un mondo: i dieci mondi della pratica buddista, gli infiniti mondi possibili o il nostro fenomenico mondo quotidiano. [dalla quarta di copertina]

LA SCHEDA DEL VOLUME SUL SITO DELLE EDIZIONI LA VITA FELICE
https://www.lavitafelice.it/scheda-libro/tiziana-colusso/ogni-respiro-un-mondo-9788877990408-618668.html

NOTE DI LETTURA, OPINIONI E RECENSIONI

INDICE degli interventi critici in ordine cronologico :

NINA MAROCCOLO (dicembre 2022, lettera all’autrice)

ROSA PIERNO (dicembre 2022, blog TRASVERSALE)

AMANDA CARLONI (dicembre 2022, lettera all’autrice)

MARGHERITA PARRELLI (gennaio 2022, lettera all’autrice)

ANNAMARIA FERRAMOSCA (febbraio 2022, rivista NUOVA EUTERPE)

MARCO PALLADINI (marzo 2023, L’AGE D’OR, Diario d’autore)

LETIZIA LEONE (aprile 2023, sul blog LA POESIA E LO SPIRITO)

ANTONIETTA TIBERIA (maggio, in corso di pubblicazione sulla rivista MANGIAPAROLE)

GIUSEPPE VETROMILE (suTRANSITI POETICI, 28 maggio 2023)

ANTONIO CORONA (sul blog VIVERE D’ARTE – LETTERATURA, 28 giugno 2023)

MARIELLA DE SANTIS  (nota di lettura sul blog PAROLA POESIA, 7 settembre 2023

GIANSALVO PIO FORTUNATO (testo per la presentazione del volume a Napoli, 6 ottobre 2023) in occasione di Campania Libri

MICHELE ARCANGELO FIRINU (poeta)

CARLO DI LEGGE (in occasione del reading alla Galleria Movimento Aperto a Napoli 19 aprile 2024)

testi:

NINA MAROCCOLO (artista, scrittrice, autrice dell’opera riprodotta sulla copertina del volume) : È un lavoro bellissimo ed essenziale quest’ultimo libro di Tiziana. Ho provato gioia nel leggerlo, è così rarefatto, sonoro, ne ho subito riconosciuto una partitura per respiro e voce. So riconoscerli questi particolari componimenti, dove la parola non viene perduta ma esaltata da altre visioni e urgenze espressive. La parola che canta ama il sublime nei versi, responsabile della loro tenuta fonetica (e innalzando il valore dei temi affrontati). Secondo il mio sentire, questo capovolgimento – prima la resa sonora poi il contenuto – crea uno spazio necessario per respirare/pausare, visto che la poesia è di questo che ha bisogno: libertà. Libertà nel desiderare alture impalpabili (e concrete allo stesso tempo), dove respirarSi significhi conoscerSi. RiconoscerSi. Riconoscere l’altro e il suo respiro. Amarsi e amare. Lassù come quaggiù, in terra madre.Questo andare oltre è un’esperienza meravigliosa. Forse non dico niente di nuovo, ci sono già stati padri e madri, nella letteratura e nella musica, che hanno superbamente affrontato la poesia e la prosa in chiave musicale, linguistico/sperimentale, penso a Cage come a Pizzuto. Suonare i versi con la voce. O dissacrarli. Ma non è questo il caso di Tiziana, che nel nuovo libro aspira a un’armonia individuale e universale. Mi sento come lei, perché non so disgiungere il mio cuore dal palpito stellare e cosmico. Per me, le partiture moderne, vanno sempre più sottraendosi al rigore dei segni. È una realtà. Ciò accade tra lo spaesamento della materia. Illuminante Tiziana… Ho condiviso con te una bella avventura. Sono felice dell’incontro profondo dei nostri respiri. Sono felice dei nostri mantra.

ROSA PIERNO (scrittrice, filosofa, critica, artista) Blog TRASVERSALE, un percorso tra le arti. Recensione al volume (28 dicembre 2022)

Se l’atto della respirazione consapevole batte un ritmo, la musica è inevitabilmente convitata al banchetto. Dal respiro, la musica. Nella musica, il respiro. Il “canto gregoriano, rigenerante / come un mantra sacro, un respiro, / un ristoro, zona ombrosa vibrante”. L’esperienza stessa si presenta come imbibita dalla musica, è da essa  inseparabile, se ci si lascia attraversare del respiro: “apro-chiudo l’organetto del respiro / a partiture melanconiche”. La presenza della musica si rivela continuamente nel tessuto poetico del libro di Tiziana Colusso Ogni respiro un mondo per la presenza di vocaboli ad essa relativi: “il canto visibile della cinciarella / sul pentagramma cristallino del gelo”. Grazie a questa splendida sostituzione dell’ascoltabile col visibile si apre una nuova dimensione. Non si tratta di una semplice sinestesia, in quanto non è che un senso richiami semplicemente l’altro; è piuttosto un passaggio dalla sfera mentale a quella fisica. Si presenzia qualcosa che è nella mente. Si rende visibile, nella natura, il mentale. Potere della mente di trasformare il mondo. Troppo spesso dimentichiamo che ciò che vediamo è un nostro prodotto cerebrale (colori, suoni, tempo, spazio). Ma soprattutto “pochi hanno preso quella via / i più hanno fumato fameliche / sigarette a latere della mascherina / bandendo l’ossigeno / dall’orizzonte del mondo”, senza rendersi conto di nulla.

Il respiro come onda: ogni atto di inspirazione come mondo possibile che si apre, svolgendosi nella mente e subito dopo riavvolgendosi. Siamo all’interno di una pratica, quella del Tai Chi Qi Gong che Tiziana Colusso esercita da decenni: via di trasformazione filosofica e spirituale che non resta ancorata al solo trascendente, cercando di affermare insieme fisico e spirituale. Tuttavia, in Colusso, è la poesia che assume in pieno il carico di trasformare in parola l’esperienza prodottasi attraverso la pratica meditativa. Ed è una parola che palesandosi coscientemente, libera. Ha il potere di recuperare dalla memoria percezioni e ricordi impalpabili e di collegarli al mondo non come suoi minuscoli frammenti, ma come parti che stanno per il tutto. In codesta sineddoche, si attua una continuità che si produce ritmicamente, con un suo ritmo di avvicinamento e allontanamento. Le onde della risacca depositano sulla battigia cose il cui recupero consente una ricostruzione identitaria, la propria collocazione nel mondo fluido e fluttuante degli eventi. Partecipare al tutto attraverso la propria esistenza non consentirà di sentirsi quale essere inutile e privo di senso dinanzi all’universo, ma sua parte integrante e insostituibile. Necessaria. Ogni oggetto, ogni elemento, attraverso il respiro, trova il suo posto nel mondo. E nel respiro seguente si amplia e si arricchisce. Ecco il motivo per il quale Tiziana Colusso scrive che la sua speranza è che anche il lettore trovi, attraverso la lettura, l’apertura verso altri mondi, possibili e innumerevoli. L’apertura della mente è essenzialmente un non limitarsi a ciò che si vede o si tocca, ma un lasciarsi attraversare da ciò che non si riesce nemmeno a immaginare.

In questo senso, è bene non farsi imbrigliare dai concetti e stritolare dalla loro limitata operabilità. Maggiormente utile sarebbe accettare il paradosso, lasciare agire l’integrazione tra pieno e vuoto, lasciandosi percorrere dalla loro interazione. O, più precisamente, percorrendoli senza porre limiti:

VI ( dalla sezione Pastora di Parole)

vuoto  /  non vuoto

Immoto luogo

lago in cui sprofonda

quasi senz’onda

ogni falso movimento

ogni vacuo accento

Si noti anche la cura con la quale Colusso gestisce le spaziature, quasi per delineare una struttura in cui il vuoto trovi la sua collocazione e non sia sopraffatto dalla pienezza, con un richiamo alle operazioni mallarmeane.

Tutta la raccolta Ogni respiro un mondo si configura come volontaria perdita dei riferimenti consueti e come ricerca di altre pietre su cui poggiare il piede e attraversare il guado. È sufficiente che un guasto interrompa, ad esempio, il flusso dell’energia elettrica e che il corpo si ritrovi proiettato in una dimensione psichica diversa: una nuova porta, in tal modo, si apre e  si scorgono “consonanze / alleanze mute”. Colusso non rinuncia mai all’immanenza, ne cerca anzi tutti i possibili appigli per proiettarsi mentalmente in altre dimensioni. È proprio in tale interconnessione, sempre più ricca, sempre più fluente, che si può individuare un nuovo modo di vivere: “nel qui e ora / d’un oltretempo senza mappe”.

È un gioco di equilibrio, mantenersi ritti nell’impermanenza che travolge “sfarinando in nulla i totem / delle realtà credute eterne”. È necessario imparare a leggere i ricami sul vuoto e la “sottile strategia del giunco”. Il tempo va afferrato attraverso tutte le sue definizioni: tempo riavvolgibile, tempo elastico, tempo perduto, tempo mai del tutto perso. E ciò naturalmente riguarda anche lo spazio, fino a coinvolgere persino la propria identità: “cortocircuiti tra non essere ancora / e già non più “.

Splendido quel fotogramma in cui la messa a fuoco riguarda sia il fondale che il primo piano:

III (dalla sezione Fons Sapientiae)

e viene aprile, crudele di vento

con tramonti di ombre sull’acqua

abitata solo da gabbiani –

le rondini ancora latitano

nella rinascita stentata –

le battaglie ribollono di nuovo

e ancora, senza memoria e

consapevolezza, follia crescente

ad ogni latitudine, barocco

tracollo della specie umana –

ma qui, a bordo fontana

solo piccole ondine regolari

che cullano uccelli e naufraghi

nel pomeriggio lungo

Se si è capaci di vedere contemporaneamente la sequenza sociale, politica, storica e la propria esistenza, si saranno presi con una sola fava due piccioni. Eccolo quel senso dell’apertura dei mondi possibili, con cui Tiziana Colusso ha saputo ampliare i nostri, mentre modificava il suo fino a sentirsi albero, seme, immersa senza alcuna distinzione nella natura. Il suo linguaggio, sempre più fluente e metamorfico nel prosieguo della raccolta, avvince il lettore con il suo ritmo incalzante e felice: l’immanenza sembra aver perso peso e il trascendente sembra aver acquistato un corpo. È questa è, in ogni caso, anche la descrizione di un mondo poetico!

AMANDA CARLONI (istruttrice di ZHINENG QI GONG, sinologa) 21 dicembre 2023

Ogni respiro un mondo, un testo poetico che fin dal titolo trasmette il ritmo del respiro primordiale e autentico, oltre le parole che lo veicolano.

Gli echi dei concetti della teoria e pratica del Zhineng Qigong che l’autrice studia con me da alcuni anni sono ben presenti e piacevolmente udibili tra le righe, negli spazi vuoti tra una parola e l’altra: vuoti di lettere e al contempo pieni di significativa riflessione.

Da leggere respirando quieti e assaporare in un secondo momento a occhi chiusi, ripetendo tra se parola dopo parola a percerpirne il movimento vitale oltre l’apparente stasi della parola scritta.

Contributo essenziale per imparare ad apprezzare quello che c’è, dalla presa di coscienza di quello che non c’è: che sempre più persone possano avviarsi verso stati di coscienza più sottili, aprendosi a nuovi orizzonti luminosi di vita, liberi di respirare a fondo.

MARGHERITA PARRELLI (poeta) email all’autrice

Cara TIziana, “espirando cadono gli aggettivi”, con il ritmo possente di un respiro ampio e profondo, trattenuto al fine di essere rilasciato con maggiore impeto e maggiore potenza, cadono i tuoi versi. Un flusso travolgente, ricco di immagini, gonfio di risonanze letterarie, di luoghi concreti che trasfiguri con il tuo sentire, ai quali rendi nuova vita.

Travolgi con la tua natura onnivora e scrivi versi che sono lo sgorgare di un’acqua spumenggiante, che va fermata, riletta per dissetare oltre la spuma.

Nel respiro, nella dissoluzione degli opposti, nella ricerca di una coscienza sottile ritrovo la tua via spirituale, il tuo essere permeata dal buddhismo, la tua ricerca di vivere a pieno l’esperienza spirituale.

Nel bisogno di capiere, studiare, sconfessare, protestare ritrovo il tuo bisogno di testimonianza, il tuo impegno civile, la passione che ti ho vista mettere in tutto quello che fai, da quando ti conosco.

Grazie per la fiducia nella mia capacità di leggerti. Un abbraccio  Margherita

ANNAMARIA FERRAMOSCA – poeta. Nota di lettura pubblicata sul sito della rivista NUOVA EUTERPE, il 17 febbraio 2023, con il titolo Il respiro per scongiurare ogni deriva.

L’invito che Tiziana Colusso rivolge al lettore nella nota a fine libro è ineludibile: chi attraversa queste pagine di poesia e insieme di denso sapore sapienziale, non può esimersi dall’aggiungere il proprio respiro-mondo a quello ben più largo, cosmico e pure profondamente umano, che qui si svolge e fortemente coinvolge.

Il respiro a cui allude Tiziana si configura, nella sua visione di armonia universale, come un moto quantico sottile, un flusso di energia che abbraccia tempo e spazio, materia di anatomie viventi e  materia -presunta inerte- dei quattro elementi aria-acqua-terra-fuoco, che abitano cieli laghi oceani crosta terrestre. Il respiro attraversa felicemente ogni molecola e corpo lungo la loro storia evolutiva, e ne trascina traccia ovunque, fondendo le dimensioni e infondendo la propria impronta in ogni entità. Come non scorgere in questa visione armonica del tutto, di certo di ispirazione orientale, anche il velo imprendibile della poesia, la sua limpida e onnicomprensiva dimensione dell’ascolto e dello sguardo! E’ questo costante ascolto che porta i poeti a percepire la musica cosmica, la bellezza e l’equilibrio capaci di illuminare ogni buio. Così Tiziana Colusso dice in poesia della voce di Joan Baez percepita come un”paradiso inarrivabile”, del sapore sacro di ogni emozione, chiedendosi perfino della possibilità di presentire future trasmutazioni in consistenze angeliche.

É il respiro, ancora, non è certamente un moto fisiologico, ma una spinta sublime, nel senso etimologico di sub limine, sotto la soglia comunemente percepibile, che accomuna oceani e continenti, umani in preghiera o in terrore, viventi che cantano o sognano. Così lungo i quanti del respiro la dimensione del sacro può riapparire nel ricordo del padre che recita preghiere in latino, o un sogno può far rivivere l’istinto di protezione della figlia verso la madre che, atterrita dalle onde è acquietata dal respiro.

Questa pratica del respiro-pensiero-vita, che penso sia quotidiano spazio contemplativo buddista di Tiziana, si rivela nella scena della visita al tempio tibetano sull’Amiata, soglia aperta da cui lei guarda l’universo, che le rende visibile in un filo di nebbia il canto di una cinciallegra, come lontana eco di un pianto trasmutato. La mente può, sembra dichiarare l’autrice, superare il tempo di ogni  ferita, ogni urto, e ritornare libera nella luce, alla inesauribile promessa della vita.

E all’ascolto segue il suono, che segna incisivamente l’espressione del pensiero, facendosi grido potente di consonanze, come nell’achtung dato nel testo a pag.21, avvertimento a non soffermarsi sul ricordo di torti subiti, reali o presunti, ad avere invece il coraggio di sostare sull’essenza del nostro dentro, con i suoi vari nomi di mente/anima/coscienza, unica nostra persistente luce. E Tiziana dimostra la sua bella padronanza del ritmo, maneggiando con grande efficacia comunicativa la sonorità del lessico, come nel testo di pag.25, dove la soluzione essenziale del vivere non potrebbe essere detta se non in questo incisivo memorabile altro modo:               

 

Ancora un nodo                          un nuovo torto

                  sul filo ritorto del divenire:

           ci vuole senz’altro un altro modo

                                             un nuovo mondo,

un tèlos tessuto

                         di consonanze

                                alleanze mute

Nella visione di un equilibrio universale non potevano certamente mancare le riflessioni accorate sulla violenza perpetrata al pianeta, terracqua violata che pure, materna, accoglierà nel ventre gli umani colpevoli dello scempio e della propria estinzione.  Eppure Colusso crede ancora nella resipiscenza dell’umano, perchè spera nella creatura che non s’arrende (pag,30), come nella sua acuta sensibilità e costante inquietudine si autopercepisce. Cercare la quiete, trovare spazi di chiarezza e flashes di saggezza si può ancora, come nel suo saper sorridere sui bordi di ogni deserto-metafora, nel suo giocare il gioco delle parole (è il suo poiein!), nel mai disperare e sempre resistere.

Tutto il libro offre squarci sorprendenti, con versi che ci fanno basculare tra la tensione ferma a vigilare e proteggere il respiro del mondo, e la dimensione contemplativa pura, come nella bellissima scena dell’infante che segue le ombre fluttuanti sulla culla, immagine stupita di un nostro tempo originario, lontanissimo. E pure l’autrice dichiara, come contraddicendosi, di continuare a lasciarsi sommergere dalle voci vorticose del reale, che a volte le appaiono più dense e significative di ogni possibile poesia. Ma la contraddizione svanisce leggendo le ultime tre sezioni, dove la sua poesia assume una piega più disincantata sulla propria vicenda esistenziale. Nella sezione Fons Sapientiae vi è una sosta nel luogo dello studio giovanile, intorno alla Fontana della Minerva  – Università degli Studi La Sapienza, dove l’autrice fa un bilancio del suo viaggio e delle sue aspirazioni, soffuso di nostalgia e percezione-accettazione del proprio destino. Nella sezione Alfabeti vegetali si prosegue affabulando un cammino assimilato all’incantevole percorso di un seme-infanzia vivida e incontaminata, che diviene macinato-maturità tormentata dalle sofferenze del mondo; un pane infine che potrebbe lievitare in sacrosanta pace, ma ne è impedito dalle ferite continuamente inferte all’equilibrio umano e planetario.

La poetessa offrequindi una commossa dichiarazione di gratitudine al mondio vegetale, dal seme che riesce a germogliare anche da una stretta fessura, all’albero che resta -nobile sentinella- la sola essenza autentica e generosa rimastaci accanto nel degradato ambiente urbano.

Per poi terminare il proprio canto che meravigliosamente si colora con insert di altre lingue, quasi in una preghiera accorata di comprensione e solidarietà globale, un respiro largo ancora, per scongiurare ogni deriva.

MARCO PALLADINI (marzo 2023, L’AGE D’OR, Diario d’autore)

Respirando ► Scrittrice eclettica, instancabile viaggiatrice, assidua praticante di Tai Chi Qi Gong, Tiziana Colusso ha da poco pubblicato un nuovo libro di poesia Ogni respiro un mondo (La Vita Felice, 2022). Chi ha praticato, come me, per qualche anno varie forme di yoga, sa perfettamente che il respiro, l’atto di inspirare ed espirare è uno dei centri o focus cruciali delle pratiche di meditazione orientale. Attraverso il respiro si attiva una energia interiore che ascende per i sette chakra e mette in connessione il corpo fisico con quello metafisico o corpo astrale che dir piaccia. Una interfaccia che lega pure il soggetto con il mondo esterno sino a dissolvere i confini tra l’identità del singolo e la totalità del caosmo e conduce a sintonizzarsi, appunto, con il respiro del globomondo.

Tutto ciò è evidentemente sotteso al dipanarsi dei versi del bel libro di Colusso: “ogni apertura d’ali un respiro / ogni respiro un mondo” … “… Respira / il sole da ogni poro aperto” … “a filo d’acqua il respiro anfibio” … “tra le parole – aria / le fa risuonare / le fa respirare / aria / inspirazione [ispirazione]” … “lo spazio interno / respira” … “… il respiro aperto / il soffio divino che crea emozioni” … “cosa più del respiro / è troppo a lungo mancato?” … “il respiro unisce i continenti –” … “respiro della meditazione / respiro della preghiera / respiro che lotta con gli incubi / seduti sul diaframma” … “troppo a lungo ho aspettato / il primo respiro / nell’aperto del mondo” … “sostenibile è una sosta: / proprio ora / proprio qui – a respirare” … “terracqua magica, tragica / di respiri…” … “Respire! Tu es vivant –” … “ritrovo il respiro, l’orgoglio / di sentinelle vegetali…” … “… si fa spazio al respiro / nel vuoto irriducibile che spartisce / gli elettroni…” … “a nuoto nel vuoto inspiro-espiro” … “con un brivido che scuote / il respiro verso sera”.

Laddove è strategico il respirare nel vuoto, che non è semplicemente il vuoto d’aria, ma è il vuoto-tutto, dunque la strategia che libera la nostra coscienza dal finito è, precisamente, il respirare infinito nell’infinito. I testi di Colusso, respirando, appaiono così il viatico a una finitudine/sfinitudine che transfinisce. Una poesia la sua tutt’altro che spiritualistica, ma che semmai dissolve il dualismo e conferma la sovrana, ontologica identità tra spirito e materia.

LETIZIA LEONE (aprile 2023, sul blog LA POESIA E LO SPIRITO)

Tiziana Colusso, Ogni respiro un mondo. Lettura critica di Letizia Leone

Quanto mai adeguato ai versi di Tiziana Colusso, l’assunto del Nobel Tomas Tranströmer che interpreta la poesia quale meditazione attiva. E certo a leggere i versi di un discorso poetico calibrato sul nitore e la limpidezza della parola, e che parte dalla ‘messa a fuoco’ dell’atto della respirazione, si intuisce subito l’influsso di dottrine buddiste o perlomeno di un certo atteggiamento spirituale. Inoltre non può certo sfuggire il profondo legame analogico tra respiro e verso. Ogni verso entra nel ritmo della respirazione, tanto che l’endecasillabo (verso principe della tradizione italiana) è calibrato perfettamente sulla frequenza di un respiro, avvicinando la lettura metrica alla recitazione sacra di un mantra. 

La parola inaugurale di questo ultimo libro di Tiziana Colusso è proprio ‘respiro’, un respiro cosmico declinato, o squadernato direbbe Dante, in ogni creatura o angolo della creazione.  Sebbene tutta la prima sezione della raccolta “Ogni respiro un mondo” si configuri come un’analitica della fisiologia poetica dell’aria, del silenzio, dell’inspirazione ed espirazione. E qui una poetessa che lavora con le partiture malinconiche dell’organetto del respiro, se tautologicamente rivela un discorso metalinguistico su accenti, prosodie, cesure o vibrazioni della parola, in profondità cerca l’essenza stessa dell’elemento aria vivificato proprio nell’atto della respirazione.   Il respiro diventa allora la legge sacra che unifica i vari aspetti della realtà, né sono casuali le allusioni alchimistiche a cui sono riportati gli elementi pitagorici, terra acqua, aria e fuoco. Ma ancor di più, ritroviamo in un dettato denso di significazioni, quei filosofi della natura, Telesio o Campanella, così fuori moda in tempi di catastrofe permanente e di acclarato nichilismo.

Scrive ad esempio la Colusso:

il respiro unisce i continenti –

non esistono acque territoriali

per la placenta salina del pianeta

 

Qui l’allusione all’universalità degli elementi, acqua o aria, sorta di sensorio comune, è in consonanza con il pensiero ‘magico’ di Tommaso Campanella, il quale confessa di intuire i pensieri di chi gli sta di fronte attraverso le impressioni dell’aria espirata dall’altro. Un’aria senziente che «per li pori e per respirazione comunica con lo spirito della testa».

La consonanza universale, insieme al concetto rinascimentale dell’anima mundi, e cioè il mondo infuso di anima, (anima, parola antica esiliata dal nominalismo tecnico-scientifico) è motivo centrale del libro. Scrive Hillman: «la risposta estetica lega direttamente l’anima individuale con l’anima del mondo;(…) Mi reimmetto nel cosmo platonico che non dimentica mai come l’anima individuale non possa sopravanzare l’anima del mondo, perché sono inseparabili, l’una implica sempre l’altra.»

Si è parlato, a ragione, di poesia sapienziale, e in effetti si potrebbe dire che nella Colusso la poesia opera come una seconda vista. Così nella sezione “Pastora di Parole” molti testi trovano l’innesco in occasioni esistenziali (la visita al Tempio della Grande Contemplazione sul monte Amiata o alla chiesa ucraina di Santa Sophia a Roma all’inizio della guerra), caricando di storia i passi di una sofferta meditazione. Eppure senza rinunciare all’impegno civile, qui la finalità ultima sembra quella di inseguire una visione di pace, come a chi arrida, anacronisticamente, una visione viva, alchemica e maestosa del mondo:

 

……………………………

Una singola briciola di pace

è aurum alchemico sulla bilancia

del destino. In attimi di bonaccia

tra onde incessanti che scuotono 

il cuore, mi sorprendo a guardare 

le ombre sul muro con attenzione

soave, come al principio del tempo

le ombre fluttuanti sulla culla –

il mondo è di nuovo luce e pace

 

Se è vero che la poesia attiva un’attenzione fervente, nella nostra poeta l’approccio è alchemico ma anche forte di un ampio sincretismo spirituale. Percepire gli Alfabeti vegetali, significa empaticamente (poeticamente) sentire la presenza vivificante che va plasmando le materie del mondo, ma l’alchimista va oltre, assaggia e ingloba da illuminato gli elementi. Nel pane che va mangiando, ad esempio, vi percepisce il sole che ha maturato il grano, quale luce che torna a se stessa: «La Specialità sta nel vedere le cose del mondo materiale come quelle del mondo spirituale nelle loro ramificazioni originarie e conseguenti…Gesù era uno “specialista”: vedeva il fatto nelle radici e nelle produzioni, nel passato che l’aveva generato, nel presente in cui si manifestava, nell’avvenire in cui si sviluppava…» (Honoré De Balzac)

La Colusso, dunque, non allestisce esercizi metaforici, ma con tensione alchemica, può sentire dall’interno il movimento vitale delle spighe, la totale perdita di luce e sacralità, e il dramma storico e contingente del bombardamento del grano stipato nei silos ucraini. E può aprire il sipario sullo spettro del caos e della fame o sullo smarrimento dell’uomo contemporaneo: i sacchi che dovevano correre / verso i forni del mondo / si stanno bucando, e noi marciamo / della marcia stagione delle guerre. 

Eppure ogni antica disciplina spirituale è dottrina dell’unità. La realtà è un tutt’uno dove aspetto materiale e spirituale, terrestrità e trascendenza si compenetrano. Con la parola necessaria e fondante della poesia si possono vedere, ed esprimere, anche certe connessioni nascoste  care  agli antichi maestri:

 

Eppure quando agli incroci sfioro i tronchi

Snocciolando i vostri nomi antichi

Paltanus occidentalis, Salix fragilis, Betilla alnus,

Quercus petraea, larix decidua, Acer campestris –

Ritrovo il respiro grande, l’orgoglio

Di sentinelle vegetali, 

il ligneo irriducibile lignaggio

la cabala diagrammatica dell’Albero della Vita

abitato dai S?firot e dagli uccelli migratori,

e nel maelstrom cittadino mi soccorre

la vostra segnaletica frondosa.

 

Tiziana sa quanto gli antichi cabalisti insistano sulla cura da prodigare agli alberi. L’uomo della qabbalah parla con l’albero e prova una profonda compassione alla morte violenta di un albero, tanto che il suo abbattimento viene equiparato all’omicidio.

Qui la Poesia è alta disciplina della mente, sorveglianza di ogni lessema o cesura, consapevolezza del ritmo e del respiro, specchio riflettente informazioni spirituali o messaggi angelici. Un movimento creativo nell’alternanza di pieni e vuoti, sistole e diastole, esultante contemplazione e sconforto, tecnica e magia.

Echeggiano i dubbi: il faut imaginer Sisyphe heureaux, recita la citazione di Camus posta a suggello dell’ultima sezione del libro: “A nuoto nel vuoto (e sulfureo atterraggio)” dove la nota ci ragguaglia sugli episodi ispirativi. Un viaggio ‘terrestre e celeste’, un’immersione nei quattro elementi pitagorici. Trascendenza e radicamento sulfureo verso la via del ritorno per aspri sentieri e asperità, smemorata di ogni atrofizzata / ala. Un Sisifo che ha perso la sua visione, il suo miraggio, forse.  Ma il miraggio è la perfezione della vita interiore, direbbe qualche prisco poeta.

 

ANTONIETTA TIBERIA

     accade la poesia per pieni e vuoti / in bilico tra tecnica e magia: questo scrive l’autrice, Tiziana Colusso, nella nota al suo recente volume di poesie, Ogni respiro un mondo. E infatti così è. Le cose accadono: il vulcano Eyjafiallajökull erutta cenere che blocca gli aerei (pesa lo shock sulfureo sulle ali), un imperialista convinto decide di attaccare una nazione (… tempeste buie scatenate / a sfondare tetti, a far colare / calcinacci, piombo, polvere e pioggia / nel ventre caldo del nostro rifugio), i migranti arrivano per mare a rischio della vita (_… corpi / che inermi cadono / dai loro barchini sfondati / lanciati come ponti / tra i continenti), il pianeta è sempre più inquinato (terracqua di plastica flottante / discariche e mefitici gas), i chirurghi in sala operatoria  parlano dei fatti loro (il cianciare da sala operatoria / antidoto alla gravità del luogo), in Cina gli studenti in rivolta si lasciano uccidere (la pace celeste ha stramutato / in sangue) …

La poeta osserva, registra, e invece delle immagini scrive parole che trasformate in versi memorabili lascino tracce indelebili di quanto è accaduto,  in contrasto con la caducità e la provvisorietà del tempo.

In questo libro Tiziana Colusso, con lo sguardo attento attraverso il quale il lettore vede e sente tutto ciò che le accade intorno, raccoglie e restituisce tracce di esistenze umane, raccontando un mondo fatto di emozioni, ansie, libertà e coraggio, inquietudini, sogni e speranze nella vita di ogni giorno. Un mondo che coinvolge tutti, pieno di contrasti in cui è facile smettere di credere al proprio avvenire, contravvenendo ai principi che hanno alimentato il furore della crescita.

Chi osa profanare la tremenda / ora in cui la coscienza è pronta / al distacco?

Come si potrebbe esprimere meglio il monito del medico che ha sedato un paziente giunto al fine vita, a non toccarlo, ma a lasciarlo andare in pace?

L’autrice presenta un viaggio metaforico e significativo, che ha come meta la consapevolezza di sé, e dove ci viene ricordato quanto sia importante mantenere l’equilibrio tra la nostra mente, il nostro corpo e il nostro spirito. Il percorso parte dalla descrizione di momenti gioiosi in un mondo ancora in pace, per poi condurci ad attraversare atmosfere sempre più inquinate dal terrore. Quello che ne emerge è un lavoro ricco di passione e straordinariamente convincente. Il suo stile attua una squisitezza composta di cultismi: recuperi dotti dal latino e dal greco, inserimento di vocaboli dalle altre lingue conosciute ne ripercorrono le preziosità formali.

Anche la forma ha la sua importanza: le liriche cambiano forma insieme alla realtà che hanno intorno, e ogni metamorfosi consegna nuovi pezzi di una storia che si compone tra sogni, memorie e ricordi che intrecciano i fili dei tanti tempi e spazi della storia.  A pag. 47, le spighe di grano danzano col vento (i versi vanno letti in blocchi verticali):

quando                                   danzavo                                  eravamo

          ero                                    con le altre                    milioni di

spiga                                      nel sole                       frammenti     

     matura                                    avvolgente                        dorati

 

Questo libro, insomma, racchiude molto dell’universo dell’autrice “etrusca” e ne mostra, come un manifesto d’intenti, il vasto ventaglio poetico . Parla anche di un mondo, quello africano, dove l’essenziale conta più di ogni altra cosa (pani africani che sono / piatto e pietanza...), mentre in occidente, troppo spesso, ci si scorda persino di sorridere

L’anima irrequieta, ironica, scalpitante e, a tratti, distruttiva di Tiziana Colusso;  il modo disordinato di vivere il presente; la fastidiosa sopportazione del mondo: il rifiuto del conformismo, sono questioni che appartengono non soltanto al tempo della giovinezza. La sua voce apparirà oggi come una bussola esistenziale, densa e acutissima, utile a molti. La poeta non può vedere il suo futuro, ma raccoglie pensieri, impressioni, riflessioni. Tocca corde invisibili che ci appartengono di diritto ma che con grande difficoltà riusciamo a suonare. E che questo libro ci aiuta a ritrovare.  Per tale ragione, sono certa che leggere un’opera come questa sarà occasione di profonde considerazioni anche per tutti coloro che cercano ancora una strada o scelgono di cambiare direzione a una qualsiasi curva.

GIUSEPPE VETROMILE SU TRANSITI POETICI 28 maggio 2023

Ogni respiro un mondo, di Tiziana Colusso

Ogni respiro un mondo” è il poemetto iniziale (14 movimenti, come preferisce indicare la stessa autrice) di questa recente raccolta poetica di Tiziana Colusso, ma è anche il titolo dell’intero volume, e secondo me a giusta ragione, perché può verosimilmente abbracciare e comprendere le altre sezioni (“Pastora di parole”, “Fons Sapientiae”, “Alfabeti vegetali”, “A nuoto nel vuoto”) in una sorta di massimo comun divisore, per dirla in modo matematico, che accomuna le varie caratteristiche progettuali di forme espressiva e di contenuti di ciascuna sezione. Ogni respiro un mondo è dunque partenza fondamentale del lavoro poetico di Tiziana Colusso in questo suo libro, ma è anche il sotterraneo filo conduttore che lega insieme gli aspetti dei cinque capitoli. Aleggia infatti in tutto il discorso poetico una complessiva e articolata atmosfera di naturalità, dove il ritmo del mondo, della realtà che ci circonda, e dove l’energia e l’impeto vitale dell’universo, dall’esterno, irrompono nella materialità di tutti i giorni. Tiziana Colusso è consapevole di questo flusso etereo che permea la natura e lo interpreta con i versi modulati nelle cinque diverse sezioni, affidando temi importantissimi come la difesa della natura (Ogni respiro un mondo e Alfabeti vegetali), la memoria dei luoghi e delle culture (Pastora di paroleFons sapientiae) e il senso dell’esistenza (in A nuoto nel vuoto), alla sua poesia che è sonorità e melodia, impeto lirico ma anche dolcezza di echi e di silenzi: un’armonia di struttura e di stile che rende le sue composizioni solide e incisive, in grado di raggiungere in profondità la parte sensibile del lettore.

È un libro giustamente articolato, e le cinque sezioni, prese a sé, hanno già il loro rispettivo e originale racconto relativo al tema trattato (ed è importante sottolineare qui la completezza dell’autrice nel voler scrivere, per ciascuna delle sezioni, delle note di lettura), ma, ripeto, è un libro che va colto nella sua interezza, come un mosaico che raffiguri la complessità e la varietà degli aspetti della vita e della natura, così come magistralmente interpretati in modo poetico dalla nostra autrice.Proponiamo qui di seguito alcuni testi tratti dal libro. Per i testi rimandiamo alla lettura dell’articolo in TRANSITI POETICI

https://transitipoetici.blogspot.com/2023/05/ogni-respiro-un-mondo-di-tiziana-colusso.html?spref=fb&fbclid=IwAR1Qi4rKo7i2CvDCupuE_Za8XKwKFiB75sfJlB0YPy7SELgHbWR-blXv4O0

ANTONIO CORONA (sul blog VIVERE D’ARTE – LETTERATURA, 28 giugno 2023)

L’autrice ci presenta una contenuta silloge che preferisce definire poemetto suddiviso in “movimenti” perché quest’espressione connette meglio la parola alla musica. Certamente la Colusso, che da tempo esercita il “Tai Chi Qui Gong” insieme ad altre attività filosofiche-spirituali, tiene in modo particolare al fatto che musica e spiritualità s’incontrino e si fondano nelle parole. All’interno troviamo piccoli/medi testi definiti da numerazione romana e suddivisi in 5 sezioni o capitoli, i soli a possedere titolo ed dedica iniziale.
Nonostante la piacevole e scorrevole lettura dei testi poetici, non credo si tratti di un poemetto di semplice ed immediata comprensione. In esso convivono più anime, separate e mesciate allo stesso tempo. E’ necessario del tempo per far sedimentare parole e concetti espressi. Probabilmente una seconda lettura aiuta parecchio ad entrare nel mondo dell’autrice. Un mondo ricco di percezioni sensoriali a cui piace però scavare ed approfondire, capire il perché di esistenze e di essenza. Nel titolo stesso “ogni respiro” induce già un momento di importante pausa riflessiva ma in movimento. Il respiro, atto motorio, essenziale per la vita, è in realtà composto da due momenti: inspirazione ed espirazione. Ma in realtà questi due atti sono inscindibili: non potrebbero esistere separati e in ognuno di essi esiste appunto “un mondo”. E’ il mondo poetico della Colusso che vuole proprio cogliere con la poesia l’essenza dell’attimo respiratorio, la poesia che “accade” in un determinato momento e basta. In quell’esatto respiro e non in un secondo o terzo: sarebbe già diverso.
Pertanto la lettura di questo libro diventa essenza del momento e dello spirito. Un percorso coraggioso e spirituale dentro il quale i lettori potranno rispecchiarsi o meno. Sì, perché la Colusso “non impone” ma descrive e lascia scorrere: a noi cogliere l’attimo poetico o ciò che ferma improvvisamente il respiro, anche se solo per un secondo.
Nota di lettura a cura di Antonio Corona @ac.poesia
MARIELLA DE SANTIS  (nota di lettura sul blog PAROLA POESIA, 7 settembre 2023
https://www.parolapoesia.com/post/ogni-respiro-un-mondo-di-tiziana-colusso-letto-da-mariella-de-santis-la-vita-felice-2022?fbclid=IwAR36roZJvJQjHBvMRodEKpxGcC-qguZ7KKt4ANA4sB4iEtKVTxhqr9x5OOM

Libro denso questo di Tiziana Colusso anzi volume in cui l’autrice condensa ritmi e istanze in cerca di una sorta di liberazione. Segnalo in copertina la riproduzione di un’opera della compianta Nina Maroccolo scomparsa quest’anno. Mi sembra una sorta di segno di continuità in questa ricreazione del mondo attraverso il respiro che tutti ci tiene uniti in vita e poiché vivi in grado di chiamare a esistenza coloro che sono scomparsi nei corpi.

Non è un libro immediato. Leggendo i testi in maniera rapsodica si può avere un’impressione di cedevolezza, fluidità che una lettura continuativa, attenta sconfessa. Intanto c’è una scelta costitutiva, di cui Tiziana Colusso cerca di dare ragione in una nota in clausola al volume, che dice di come abbia avuto desiderio di connettere temi ispiranti con sedimentazioni di una lunga vita di letture, esperienze, percorsi di coscienza e conoscenza spesso contrastanti, addirittura misteriosi. In questo panorama viene introdotta la presenza del respiro quale pratica rigenerativa e concreta manifestazione della possibilità di pensare la propria esistenza e al contempo osservare quanto ci tiene uniti, vicini pur dentro aspre contraddizioni. Non è un libro a tesi o dimostrativo, anzi la poesia diventa uno spazio nel quale far muovere le contraddizioni e guardarle dalla minima e massima distanza possibile: “ la creatura che non s’arrende gioca/ il gioco della lingua, ma ha una parola/ sola, in equilibrio sta in vagoni affollati/a volte piombati, ma non dispera- e dura” ( pag. 30). In questi versi che ho citato appare evidente la condensazione a cui mi sono riferita in apertura, qui c’è Storia, poetica, tenerezza di finitezza e ardore non domato verso la speranza per un futuro la cui fondazione è ancora la parola e quindi respiro che ad ogni pronuncia si accompagna. La ricerca spirituale non è occultata ma nel farne elemento di poesia viene alleggerita da ogni intento edificante per diventare traccia di esplorazione possibile ai confini di quello che è a noi accessibile: “Respire! Tu es vivant – bisbigliava/ il maestro Thìch Nhãt Hanh/ discreto al Village des Pruniers/ ho provato a restare lì tra il viola/ dei vigneti e dei cuscini del tempio/ ma non ha funzionato, non si può/ abitare la pace altrui.”(pag.33). Questa poesia continua poi con un exitu possibile tra ricerca e libertà dal bisogno e questo è un altro degli elementi che percorre tutto il libro. Esserci ( il Dasein di heideggeriana memoria che oggi si preferisce tradurre con ad-essere), essere in, essere con sino a toccare il fuoco del non essere col rischio di scoprirsi novelli Icaro: “ pesa lo shock sulfureo sulle ali/stringe alla gravità, il sogno/ mi trasmigrava tra i continenti,/ore di tante trasvolate/ solo un affanno m’avanza/[…]”. Eppure tutto respira, il mondo vegetale quanto l’animale e l’apparente inorganico. Tutto respira e tutto restituisce un mondo. Qui c’è chiaramente inevitabile una connessione con l’atto poetico che deve restituire al mondo qualcosa che già gli appartiene ma in forma rigenerata dal passaggio nel logos. È mia opinione che il testo poetico sia un campo energetico in cui forze avverse, contrastanti o propizie agiscono. È un campo fisico fatto di equilibri e movimenti, il poeta tenta di orientare le forze interne e di osservarle, comprendere se sono quelle che riflettono la propria volontà creativa, quando non si percepisce questo siamo di fronte a buone- si spera- scritture diversamente, come per questo recente libro di Tiziana Colusso, siamo parte di un movimento che ci trasforma, anche malgrado noi.

 GIANSALVO PIO FORTUNATO

Ogni respiro un mondo rappresenta, anzitutto, il discorso evolutivo e fisiologico di un’anima; anzi, fa figurare nella sostanza materiale e spirituale di quest’anima la sua logica intrinseca, le sue architetture, le sue relazioni col mondo e con la storia. Tiziana Colusso compie, a mio parere, un’operazione coraggiosissima, attraverso un’eziologia del verso che si pone in corretto equilibrio tra la latenza della soggettività, che viene rivendicata con estremo vigore, e la forza propulsiva che vuole schiudere questa soggettività al mondo proprio del lettore. Quella di Ogni respiro un mondo è una poetica che si orienta consapevolmente ad un nuovo stadio lirico: non la perentorietà di un “io” imperscrutabile, ma la fluidità dettata, come per la sostanza dell’aria, dall’esigenza di ricostruire un’alterità dialogante che possa non solo godere del fenomeno poetico e concettuale dei versi, ma possa anche divenire espletamento meditativo – quindi spirituale – per chi sa autenticamente calarsi in un simile mondo.

La poeta, infatti, rimarca l’incipit della stessa esistenza umana o, in una ricostruzione genealogica ancestrale, la connivenza tra la sostanza del presente ed il principio immutabile che ha, attraverso la sequenza dei fatti, determinato il presente e che segnerà il logos per la comprensione dei tempi futuri. La Colusso, allora, compone (nel senso di congiungere e disunire adeguatamente la materia prospettica del verso) poesie che sappiano travalicare la rigidità di una comunicazione strettamente estetica, per divenire espletamento di una liturgia che, nell’accezione meditativa orientale, diviene espressione della fisiologia del mondo. Si delinea, dunque, una duplice consistenza dello pneuma : lo pneuma quale indice esistenziale per il corpo; quindi ciò che rende tangibile la vitalità delle ossa e dello scheletro, della materia naturale – ogni apertura d’ali un respiro / ogni respiro un mondo –,  che si congiunge con una pluralità del mondo sensibile (non solo dettato dai sensi materiali, ma anche dai sensi che racchiudono l’universo spirituale della storia) – al crocevia dell’evoluzione / sta la salamandra, signora dell’acqua / del fuoco e della terra. A questo si unisce lo pneuma creativo, dove è lo spirito stesso, nell’accezione presocratica di aere e pneuma, che diventa resa sostanziale di una prospettiva sul mondo, parola lirica che si incardina in una vigorosa leggerezza. Una leggerezza, quindi, non superficiale o tesa alla regressione intellettiva, quanto una percezione diemica (quindi pienamente vissuta, adempiuta e portata a compimento, nella perentorietà dell’attimo) che propone il senso assoluto dell’esistenza parziale – esistenza che, quindi, non va sprecata – e la caducità, anzitutto storica, del vissuto di un solo essere umano rispetto alla storia totale dell’umanità ([ingrati apprezziamo / solo ciò che ci manca – / cosa più del respiro / è troppo a lungo mancato? / esperienza collettiva estrema / che andava capita / studiata, aperta come un portale / verso coscienze più sottili – / pochi hanno preso quella via / i più hanno fumato fameliche / sigarette a latere della mascherina / bandendo l’ossigeno / dall’orizzonte del mondo]).

A questa ricerca dei motori fisici e spirituali, che creano la consistenza del vivere, si unisce un meccanismo induttivo straordinario, che l’autrice compie: dall’appuntita ed onesta riflessione sulla propria interiorità si delinea il tentativo, estremamente interessante, di percepire la corruttibilità del nostro fare odierno e, parallelamente, la volontà civile di offrire una chiave di lettura alla nostra contemporaneità. È il principio instancabile della rarefazione: nell’antica matrice politica greca, infatti, il concetto stesso di polis si compone attraverso la “non dicotomia” tra uno spazio strettamente privato (per cui spirituale) ed uno spazio comunitario, entro il quale la soggettività armi le azioni e le riflessioni stesse che si innestano nella molteplicità.

Il fine vita è il finis terrae

dove ognuno è esploratore

estremo, senza insegne né parole.

Soglia tremenda, avvolta dal silenzio

e dalla meraviglia di una luce

lontana che lampeggia un richiamo.

Lontane e vacue la dura lex

la vox populi. Da soli si passa

la soglia o con sodali

d’elezione, come quell’undici di

febbraio in cui Sylvia Plath chiamò

Amelia Rosselli, sorella in poesia,

a un volo senza misura e ali.

Chi osa profanare la tremenda

ora in cui la coscienza è pronta

al distacco? Invalicabile iato

Non una semplice posizione ideologica, politica o di confessione rispetto alla storia; quanto una rielaborazione squisitamente poetica (dunque “syn – tetica”, quindi perfettamente densa) che educa al principio della compassione, della partecipazione emotiva e del ricreare emotivo che segnano la soglia tra mera retorica e contributo costruttivo alla fondazione di una comunità. In questa prospettiva rarefatta, quindi, si genera lo studio del limite, un limite non invalicabile … ma difficilmente deducibile, fin quando non si ritrova la didaskalia all’esistenza dell’autrice. È l’esperienza di una donna sola, di una poeta, che però riscrive le reazioni controllate ed incontrollate, elaborate e rimaste come schermaglie dinanzi al ritmo cadenzato della vita. Si raggiunge, quindi, l’acmè del senso più viscerale della comunicazione universale: la resa immaginifica e rielaborata del frastuono dell’alba, che si compone nel dissidio della fuga dal tramonto. È l’attestazione della metabolizzazione, che risiede sempre nella vigorosa spiritualità dell’essere Tiziana (ma anche Carla, Franca, Maria, Giuseppe, Luigi; d’ogni essere umano adeguatamente guidato), del mormorio posto nella luce di ogni inizio. È la “Fonte della Sapienza” – traducendo il titolo della sezione a me più cara di questa raccolta – che propone, sempre in un’ottica induttiva, l’empirismo personale che poi, come fonte d’acqua viva, lenisce la confusa a bordo vasca, creando l’essenza di chi compone pienamente il suo percorso ricreativo, prima d’immergersi consapevolmente nella pienezza ondulatoria.

 

poi d’un tratto sono travolta

da ventenni in fuga ellittica

come le rondini di poc’anzi

ma loro non migrano, si allenano

(alla vita? alla gara?) pantaloncini

maglia stretta, scarpette, capelli a coda

li guardo scorrere a ondate, mi sorprendo

a pensare “Beata gioventù!”

ormai perdutamente altrove

altra da loro, ben oltre il mezzo

del cammino, confusa a bordo vasca

tra lo sciabordio di un ricordo

e una stanzetta “of her own” che lì vicino

m’aspetta, in una dimensione né qui né lì

flottante as usual tra l’immaginata

beata gioventù e il poi mai più

In ultima analisi, mi preme – anche per non dilungarmi ad oltranza – sottolineare come l’autrice abbia redatto una nuova antologia sul mondo, avendo la cura e la dimestichezza di porne in rilievo prima un “Alfabeto” e poi di tesserne visioni poetiche, all’interno della poesia, che si distaccano totalmente da falsi simbolismi, per elaborarsi solo nella materia del discorso; ossia nelle immagini vere che certificano un campo epistemologico legato alla natura e, soprattutto, all’esistenza energetica che risiede nel soffio della natura. In questa costruzione, ovviamente anche – ma non solo ed unicamente – estetica, risiede un dettato riconoscibilissimo: il fragore significante della materia in Montale.

 

la creatura che non s’arrende è bella di bende

come un gatto orbo per amore, un pappagallo

autistico, un pesce spaiato, un cane in chiesa

Credo, a mio parere, sia evidente il legame con la celebre poesia manifesto montaliana, Spesso il male di vivere ho incotrato. La medesima sequenza di un ritmo incessante – a tratti dilaniante – che, però, evidenzia la catarsi che, in Tiziana Colusso, rovescia l’eterna estraneità alla vita, per condurla in una Parasceve, in un passaggio successivo che significhi ESISTERE, nell’accezione più alta di un ente (o eone, come piace spesso rimarcare alla nostra poeta) che ritrova la sua salvezza nell’ascolto contenutisticamente e teoreticamente non artificiale: la parola della natura e gli avvenimenti della natura.

 

poi fummo falciate e strette in fascine

avviate al nostro cammino

verso un destino utile e buono

fu breve l’infanzia di chicchi sgranati

indiavolati saltavamo

abbracciati sui setacci

nei cortili polverosi di pula

poi via in sacchi verso l’antico

cammino del pane, a migliaia

in strade infinite su ruote o nel rollio delle navi

verso il rito della macinatura

e la fragranza del pane –

ma questa volta il nostro cammino

si è interrotto in cupi silos

capannoni in squallide lande

sovrastati dal rombo di bombe

invadenti

come tempeste buie scatenate

a sfondare i tetti, a far colare

E’ questo uno stralcio di quella che, senza dubbio, è la poesia che prediligo maggiormente. Si sintetizza, in questa anacacleusi del pane, l’efferatezza e la prova di forza necessaria (cioè che è tale e nulla di diverso da ciò che essa è) rispetto alla vita. Un animo illuminato, nell’ottica spirituale assai cara alla nostra Tiziana, è in grado di modulare la materia dell’esistenza. È qui, in tale straordinaria circostanza, che si porta a termine il processo più sano del materialismo: la realtà del mondo, il percorso vissuto e tangibile dell’esistenza, viene ad essere razionalizzato (quindi posseduto) al punto da fornire una sfera interpretativa tanto vigorosa da poter affermare, in un unico grido spontaneo, “Questa è la vita!”. In tal senso, allora, si determina l’aspettativa (così come la pluripotenza di un seme), il libero fermaglio armonico dell’esistere semplicemente al mondo (il movimento ondulato delle spighe), l’esercizio al raggiungimento di uno stato e di una forma, ripudiando la libertà primigenia rispetto alla civiltà, (la macinatura ed il divenire nella fragranza del pane). Poi l’abisso della sorte non attesa, non commisurata alle aspettative (il raccolto perduto per le condizioni deleterie dei mezzi di trasporto ed il sopraggiungere delle minacce della guerra), la consapevolezza della fine, il suo riconoscimento (il sopraggiungere dei topi e la volontà tranciata di essere pane fragrante che arricchisca e nutra). In ultimo, quindi, lo sguardo alla vita, perché lievita lieve / in sacrosanta / pace. È la percezione di un respiro, di un ultimo respiro che, seppur ultimo, genera un mondo.

CARLO DI LEGGE, poeta  (in occasione del reading alla Galleria Movimento Aperto a Napoli 19 aprile 2024) 

Cara Tiziana, è stato molto simpatico e cordiale l’incontro dello scorso aprile con te e con gli altri. Non mi muovo facilmente, ma riconosco  le occasioni che per la poesia contano: nel caso era interessante per me conoscervi, come pure, in quella circostanza, lo era l’invito a leggere. Dunque ho partecipato con qualche resistenza dovuta anche a problemi fisici, che ho in questi giorni risolto. Scrivo per ringraziarti del tuo libro e dirtene qualcosa, senza pretendere di recensirlo (ho visto anche ciò che ne  hanno scritto Baroni, Ferramosca e Leone: recensioni diverse, belle e dense).

Quindi solo qualche nota. La prima riguarda la forma del linguaggio. Abituato a seguire come posso, da qualche tempo, anche i diversi epigoni degli sperimentalismi, perché meglio è sapere in che bosco ci si aggira, mi sembra tutto degno di attenzione e qualche volta notevole, e credo che l’attenzione sia dovuta anche a chi scrive (inizio maggio sulla pagina-poesia napoletana di “Repubblica”), p. e., che il poeta è come l’ “infans” alle prese con i primi suoni prima della parola. Il mio punto di vista è che, se ho nostalgia del prima (come scrivi, “beata gioventù”…)  non condivido il far poesia a prescindere dal senso, dalla parola articolata e dotata di significato (che in questo caso faccio corrispondere a senso) anzi a volte,  disponendo di tutto il senso, non riesco ugualmente a scrivere versi, perché … i versi devono prima farsi vivi, poi uno ci lavora su. Ma questa è un’altra storia.

Dunque il tuo modo di fare poesia lo condivido, perché è una forma di scrittura che muove sempre alla ricerca del senso (penso: se non hanno senso le parole, quindi il pensiero, come vivere?), e poi potrà  iniziare la diversità tra i modi di far poesia, dal momento che ognuno porta la propria singolarità in esistenza. Condivido anche quando sono evidenti speciali dislocazioni nello spazio bianco: come a inizio p. 47 – come rendere visivamente, ma da pastora della parole anche in questo caso, l’ondeggiare delle spighe al vento o le “gibigianne” del colore nella luce.

Inoltre, perché ricercare il senso se la vita e le cose ne avessero? Il punto è che le cose danzano ai piedi del caso, come vide il filosofo (e i cosmologi di oggi: i fisici, gli astrofisici), sicché o noi umani cerchiamo di fare i conti col vuoto, che è realtà, e sopportiamo il gravoso nulla; oppure (ma può essere lo stesso) dotiamo di senso le cose. In questo modo s’intende pienamente, anche perché da te dichiarato,  il colore di pensiero vissuto e colto che pervade l’intero libro a partire dal titolo: si tratta di esperienze di pensiero e di meditazione che vengono da un certo lato dei saperi, e in certa misura ognuno le può far sue. L’antica illuminazione ha, appunto, connesso e distinto l’apparire delle apparenze al niente; senza promettere se non  – niente, appunto: “solo”  la pace (p. 33). Se posso, parafraserei il titolo, un po’ giocando: “ogni respiro un verso” – oppure anche “ogni verso un mondo”– il che, credo, sarebbe ugualmente accettabile, fermo restando che ogni respiro un mondo rende bene un’idea, che ci viene da “altri mondi”, ma, anche, “rende” , cioè incuriosisce chi legge a vedere meglio di cosa si parla.

Il niente che ci sovrasta si veste di magnifiche forme e di colore, anzi la bellezza di ciò che chiamiamo “natura”, delle immagini, degli elementi (acqua, pp. 49-50; ma acqua e aria sono specialmente significativi anche di paura: p. 11), ci concilia in qualche modo col destino. Nell’ ”incipit” del libro, il tema del respiro vien reso, da principio, con l’immagine-analogia delle volpi volanti e poi si  tratta dell’animale alchemico, la salamandra. Torna l’eco di antiche esperienze di trasmutazione e saperi altri (anche a pp. 32, 33…): al nostro tempo, o nel secolo scorso,  ci hanno detto ciò che alcuni alchimisti sapevano – cosa veramente s’intendesse per l’ “oro alchemico”  – trovato mediante ricerca dell’essenziale, del sacro (anche a p. 24, dove – sono d’accordo – tutti i passaggi “sono sacri” o possono esserlo). Tale ricerca accompagna in modo significativo tutta questa sezione. A proposito di immagini, la “sapientia” ha a che fare con l’immagine dell’acqua sorgiva, e la penultima sezione titola ad alfabeti ma “vegetali” – intanto si accompagna agli altri motivi l’elemento onirico (tempo, “sostanza dei sogni”, p. 28; vita è sogno – così sembra a p. 11: “sono con mamma…” e di certo è l’ultima sezione “a nuoto nel vuoto…” dove il senso del sogno si mescola a quello del viaggio).

Il valore del sapere, nella tua poesia inseparabile dal vissuto (leggo “Fons sapientiae”; noto il gusto sensuale dei nomi latini degli alberi a p. 52). La cura del pianeta (l’abuso si ritorcerà contro di noi, p. 29); belli tra altri mi sembrano i versi a p. 30, sulla non-resa; la resilienza e l’impegno al femminile (p. e. la dedica a p. 12), ma anche impegno al modo dell’essere umano in generale, dalla nascita al finis vitae (p. 34).

Io credo che, sebbene ci si possa non dare alla politica, per diffidenza, o forse per incapacità, in questi anni anche la propensione per la poesia potrebbe essere  un recupero d’impegno; intanto che in alcuni tuoi versi leggo quasi un allontanarsi dalla vita activa nel senso più stretto (p. 19), ritengo tuttavia che, facendo poesia, sia possibile anche dare un messaggio perché gli uomini di buona volontà ci pensino. Dipende dal tipo di poesia che si fa e ce ne sono tanti esempi.

Da tutto quel che vi posso leggere, il tuo libro mi sembra infine un parlare di sé (in genere, è una mia idea dello scrivere, che anche quando chi scrive non parla affatto di sé, comunque dica di sé). Nel senso che scrivere, oltretutto perché altri legga, m’invita a chiarire prima, fin dove posso, me a me stesso. Dunque dico agli altri qualcosa di me, a proposito di ciò di cui parlo. Ma tu esplicitamente dici di te fin dai genitori e dalla nascita (p. e. pp. 10, 11), alla rinascita, alla scoperta del respiro e dei mondi altri (l’esigenza, a p. 25;  la montagna, il vento dell’aperto e il respiro, una decisiva modalità di pensiero-respiro). Dici della difficoltà: “le tempeste guariscono strappando”, p. 15; dici il dolore, il pianto, il sanguinare (pp. 17, 19, 24, 31, 45…). Le soluzioni, almeno “in itinere”. Posso concluderne che, anche in poesia, si assiste al lavoro – mai finito – che vediamo nel bildungsroman?  Certo la poesia è poesia ma infine il mio punto di vista è che, certo, è così: anzitutto cerco me stesso nel mondo, per quanto ciò sia complicato. A mio parere è evidente che tutto il tuo libro, nella catena di senso delle sezioni (cinque; o, se vuoi, nella successione dei “movimenti”) pone in primo piano la protagonista che presenta se stessa, cerca connessioni sul proprio cammino alla ricerca del Sé, comunque ciò vada inteso (e  rischiara, quindi, a sé un cammino compiuto e da compiere). Altri lo fa diversamente, tu a tuo modo. Un saluto. Carlo